BURKINA FASO: IL PERICOLO PER I CRISTIANI CRESCE

BURKINA FASO: IL PERICOLO PER I CRISTIANI CRESCE

NELLA FOTO: Distribuzione aiuti a sfollati interni del Burkina Faso

Lo scorso 30 settembre, gli abitanti di Ougadougou, capitale del Burkina Faso, si sono svegliati al rumore degli spari, avvertiti nei pressi del principale campo militare della città e di un’esplosione, avvenuta vicino al palazzo presidenziale.

“Venerdì presto si sono sentiti degli spari intorno al palazzo presidenziale del Burkina Faso e al quartier generale della sua giunta militare che ha preso il potere con un colpo di stato lo scorso gennaio. Diverse strade della capitale sono state bloccate e la televisione di Stato è stata interrotta, trasmettendo sugli schermi il messaggio: ‘nessun segnale video’”, riportavano i giornalisti dell’Agence France Press (AFP).

Amora*, un membro dello staff di Porte Aperte/Open Doors che in quel momento si trovava a Ouagadougou, aveva riferito: “Il segnale televisivo è stato ripristinato tra le 10 e le 10:30 circa per poi essere interrotto di nuovo. Sappiamo che ai media è stato detto che il presidente è al sicuro ma non sono riusciti a raggiungere il portavoce del governo. Una parte della città è ancora bloccata dai militari. C’è qualche movimento di civili, ma con molta cautela. C’è ancora confusione e incertezza. Si vedono ancora soldati per le strade”.

Lo stesso venerdì, in un video pubblicato sui canali social ufficiali della Missione Porte Aperte, il direttore Cristian Nani chiedeva urgentemente preghiera per la situazione in rapido peggioramento.

Le dimissioni ufficiali di Paul-Henri Damiba, presidente del Burkina Faso, accusato di non essere in grado di contenere il livello crescente di violenza islamica che affligge il Paese, sono giunte domenica 2 ottobre. Secondo l’UNHCR, negli ultimi anni sono migliaia i morti e quasi 2 milioni gli sfollati interni a causa dei gruppi estremisti.

Ibrahim Traoré, 34 anni, autoproclamato leader militare del Paese, è il più giovane capo di Stato africano insieme ai golpisti Mamady Doumbouya, in Guinea, classe 1981 e Assimi Goïta, in Mali, nato nel 1983.

Dal 2016 il Burkina Faso, specialmente nel nord, soffre la crescente violenza jihadista che si riversa dal vicino Mali. Si stima che il governo abbia perso il controllo su oltre il 40% del territorio. “Nonostante la giunta abbia garantito di fare della sicurezza la sua priorità assoluta, gli attacchi sono aumentati dall’inizio dell’anno. Il mese di settembre, poi, è stato particolarmente sanguinoso”, riporta l’emittente televisiva d’informazione France 24.

Le circostanze sono ora estremamente pericolose per i cristiani locali, spesso bersaglio preferito degli estremisti. A causa del rapido deterioramento delle condizioni della Chiesa, il Burkina Faso si trova alla 32° posizione della World Watch List 2022.

*pseudonimo


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