IN OLANDA CONTINUANO I CULTI NO STOP PER SALVARE UNA FAMIGLIA DI MIGRANTI

IN OLANDA CONTINUANO I CULTI NO STOP PER SALVARE UNA FAMIGLIA DI MIGRANTI

In Olanda la legge vieta di interrompere una funziona religiosa: per questo centinaia di pastori da un mese si alternano per evitare il rimpatrio di una famiglia ospitata in chiesa

Siamo a un mese. 720 ore. 43.200 minuti consecutivi di culto.

Una piccola chiesa protestante a L’Aia ha organizzato servizi religiosi giorno e notte per proteggere una famiglia di profughi armeni dall’espulsione dall’Olanda.

Secondo la legge, i poliziotti nei Paesi Bassi non possono entrare nei luoghi di culto durante le cerimonie.

Pastore e pastori da tutto il paese si stanno alternando per non interrompere mai il culto e impedire in tal modo alle autorità di arrestare la famiglia armena Tamrazyan, da nove anni in Olanda. «Offrendo ospitalità a questa famiglia, potremmo dare loro il tempo e il luogo per dimostrare al Segretario di Stato l’urgenza della loro situazione», ha dichiarato Theo Hettema, presidente del Consiglio della Chiesa riformata nei Paesi Bassi.

Sasun e Anousche Tamrazyan ei loro tre figli, Hayarpi, Warduhi e Seyran, sono fuggiti dalla loro natia Armenia e hanno cercato asilo nei Paesi Bassi dopo che l’attivismo politico del padre è stato causa delle minacce di morte ricevute.

Dopo diversi anni di procedimenti giudiziari, e una sentenza favorevole all’asilo, il governo olandese ha avviato procedimenti legali ed è riuscito a rovesciare la decisione.

La famiglia ha quindi chiesto una “sanatoria per i bambini”, una politica che consente alle famiglie di rifugiati con figli che hanno risieduto nei Paesi Bassi per più di cinque anni di ottenere un permesso di soggiorno.

La loro richiesta è stata respinta, il che non è inusuale: il governo olandese ha concesso solo 100 delle 1360 richieste di accettazione di famiglie con bambini da maggio 2013.

I Tamrazyan, i cui figli tutti studiano nelle scuole del Paese, vivevano in un centro di asilo nel comune di Katwijk da due anni quando hanno appreso dell’ordinanza di espulsione.

Hanno deciso di cercare rifugio nella chiesa riformata da loro frequentata nella cittadina, ma poiché era troppo piccola per ospitare la famiglia, si è infine rivolta ad altre congregazioni protestanti nella vicina Aia per chiedere aiuto.

Il 25 ottobre, la Bethel Church ha risposto alla loro chiamata.

La famiglia Tamrazyan da allora non è mai uscita dal tempio. La richiesta di ospitare il Tamrazyan pone la leadership della Chiesa in una posizione scomoda perché, come spiega Hettema, nessuna chiesa dovrebbe scegliere tra il rispetto della dignità umana e il rispetto per il governo.

Ma alla fine, ha detto alla sua comunità ecclesiale che aveva deciso di dare il benvenuto alla famiglia per rimanere fedele all’ «apertura e ospitalità della chiesa».

Hettema dice che la chiesa non ha in programma di porre fine al servizio religioso in tempi brevi, ma spera che il ministro delle Migrazioni, Mark Harbers, userà i suoi poteri “discrezionali” per concedere la residenza Tamrazyan, come già avvenuto in passato in alcuni casi.

I governi olandesi sono sotto il fuoco delle critiche negli ultimi anni per le dure leggi sull’asilo varate. L’ascesa dei partiti di estrema destra ha introdotto la retorica anti-immigrazione nel dibattito quotidiano e creato un clima di tensione per molti rifugiati. Ma questo mese, i Tamrazyan hanno scoperto un’altra parte del paese: centinaia di persone sono andate alla chiesa della Betel per mostrare il loro sostegno.

Hettema ha detto che più di 300 reverendi olandesi si sono offerti volontari per eseguire i servizi a Bethel, e una petizione che chiede al governo olandese di concedere più visti alle famiglie di rifugiati ha raccolto quasi un quarto di milione di firme. 


AGGIORNAMENTO

Dopo più di 3 mesi, 95 giorni per la precisione, si è concluso il culto non stop nella chiesa Bethel nella città de L’Aja, nei Paesi Bassi.

La funzione ha avuto termine perché il governo olandese ha accettato la richiesta di asilo della famiglia Tamrazyan, armena, che era stata colpita da provvedimento di espulsione nonostante viva nel paese da oltre 8 anni.

Dalla notizia della richiesta di espulsione la famiglia, padre, madre e tre figli grandi che stanno frequentando le scuole, si era rifugiata nel tempio, su indicazione della comunità locale, per sfruttare una vecchia norma che vieta l’ingresso delle forze dell’ordine in un edificio religioso durante una funzione.

Per cui il culto non si è più interrotto. 2280 ore totali, all’incirca, con oltre 650 pastori e predicatori che si sono alternati dal pulpito, provenienti da 20 denominazioni differenti e da varie nazioni, addirittura dagli Stati Uniti è giunta una delegazione di pastori mennoniti.

Il governo a più riprese aveva reso noto di non avere intenzione di revisionare la sentenza, ma evidentemente la ribalta internazionale ottenuta ha portato ad una scelta differente.

Il braccio di ferro fra l’esecutivo e la chiesa riformata locale si è giocato non solo sul culto non stop, ma anche sulla legge nota come “children’s pardon”, sorta di amnistia concessa ai minori presenti in Olanda da più di 5 anni, applicata con estrema ritrosia dal governo in questi anni. Un accordo fra varie forze politiche ha portato ad una revisione della norma, le cui maglie ora si allargheranno.

Il tribunale aveva considerato l’Armenia un paese sicuro in cui rimpatriare la famiglia, ma in realtà il padre, Sasun, era stato più volte minacciato di morte per il suo impegno politico. Da qui la fuga nei Paesi Bassi .

Un cambio di politica che potrebbe riguardare altri 700 bambini circa con le relative famiglie.

I casi verranno tutti riesaminati con un’elevatissima probabilità di venire accolti.

Grande soddisfazione è stata espressa dalla Chiesa riformata nei Paesi Bassi che è stata capace di mobilitare i cuori di migliaia di persone e ora raccoglie i frutti di questo sforzo collettivo.

Da riforma.it
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