DIO NOSTRO PADRE

DIO NOSTRO PADRE

 

Giovanni 1:12,13 “ma a tutti coloro che lo hanno ricevuto, egli ha dato l’autorità di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome,13 i quali non sono nati da sangue né da volontà di carne, né da volontà di uomo, ma sono nati da Dio”.

La paternità di Dio è il nocciolo centrale della rivelazione che fa Gesù:

 Un Padre che non è solo più il Creatore o il Padre del popolo d’Israele, ma che è “Padre mio”, che farà scrivere a Paolo:

Romani 8:15voi non avete ricevuto uno spirito da schiavitù per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: “Abbà, Padre!“.

È un “padre celeste”, perché è un Padre radicalmente diverso da quelli terrestri.

Due espressioni centrali:

È stato calcolato che per circa 170 volte nei Vangeli Gesù chiama Dio con il nome di Padre. Analizziamo soprattutto due espressioni:

Padre mio: indica lo specialissimo rapporto che Gesù ha con Dio. Dio dunque è Padre per il Nuovo Testamento in due modi diversi; come Gesù dice alla Maddalena: Giovanni 20:17 “va’ dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”.

È questo il motivo per cui Gesù conosce in pienezza il mistero di Dio: Luca 10:22 “Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.”                                                                                      Ed è di questo Dio che Gesù parla ai suoi discepoli (e noi quanto chiediamo a Gesù di farci conoscere il vero volto del Padre?).

Questo rapporto singolarissimo di Gesù con suo Padre ovviamente ci provoca ad esaminare il nostro rapporto con Dio Padre: gli diciamo proprio tutto?

Padre vostro: Gesù usa questa espressione parlando ai suoi discepoli, ma non per tutti gli uomini: come per dire che se Dio è Creatore di tutti e a tutti, buoni e cattivi, dà i suoi doni, la paternità di cui parla Gesù è di un altro ordine, non automatica o legata alla creazione, ma all’accoglienza del messaggio portato da Cristo.

I discepoli sono dunque chiamati a comportarsi così come Dio si comporta; vediamo alcuni esempi:

Dio ama i “piccoli” della comunità: Matteo 18:10-14 “Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli”;

Matteo 10:42 “E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa”;

Matteo 11:25 “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli”;

Matteo 25:40 “Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

È misericordioso e benevolo anche verso gli ingrati:

Luca 6:35-36 “Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell’Altissimo; perché egli è benevolo verso gl’ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, com’è misericordioso il Padre vostro”.

Matteo 5:7 “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”; 5:44 “amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori”.

La regola principale per il comportamento del discepolo è allora quella di imparare da Dio che è suo Padre.

Matteo 5:48 “Siate voi dunque perfetti com’è perfetto il Padre vostro celeste”.

Dio non è un padre qualsiasi, è un Padre dalle caratteristiche ben precise.

Se non ricerchiamo mai questo vero volto del Padre, non stupiamoci se poi la nostra esperienza di Dio quasi non ci dice più nulla.

Dio ci aiuti ha capire la vera importanza della Paternità di Dio.

Un abbraccio e con amore sincero,

Pastore Michele Strazzeri.

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