PORTE APERTE “ERITREA: LA COREA DEL NORD D’AFRICA”

PORTE APERTE “ERITREA: LA COREA DEL NORD D’AFRICA”

NELLA FOTO: Incontro di preghiera segreto in Eritrea

Da vent’anni a questa parte, le poche chiese ancora tollerate in Eritrea vengono severamente controllate. È difficile avere cifre esatte sul numero dei credenti presenti nel Paese, non si sa infatti con certezza quanti di questi si riuniscano segretamente per studiare la Bibbia e nemmeno quanti siano attualmente detenuti per la fede nel suo duro sistema carcerario.

Gideon*, un pastore locale, cristiano da lunga data, racconta che cosa significhi vivere da seguaci di Gesù in questo Paese.

Dal giorno in cui le porte della sua chiesa sono state chiuse, nel maggio del 2002, a seguito della decisione del governo di riconoscere solo i cristiani ortodossi, cattolici e luterani, per i credenti della sua comunità è stato un susseguirsi di detenzioni e rilasci.

Coloro che non fanno parte di uno di questi gruppi, infatti, rischiano una severa persecuzione per mano dello Stato. Le riunioni sono soggette a irruzioni e i cristiani vengono arrestati. “A volte rimangono in carcere per alcuni mesi, altre volte anche per un anno”, ha detto.

Per i leader di chiesa, invece, i periodi di prigionia possono essere anche più lunghi: alcuni sono infatti reclusi da più di un decennio.

L’Eritrea dispone di una vasta rete di prigioni, “le condizioni ad Asmara, la sua capitale, dove una buona parte dei cristiani è imprigionata, sono estremamente precarie. Alcune celle sono così piccole che non ci si può muovere al loro interno e di solito non hanno finestre”.

Il pastore, che ha già scontato sei anni e mezzo di carcere per la fede, di cui oltre tre proprio ad Asmara, racconta di come a volte lo tenessero in un’ampia stanza insieme ad altri prigionieri e altre volte lo isolassero in una cella delle dimensioni di un metro per due.

Si ritiene che i metodi utilizzati all’interno delle prigioni siano duri e che includano la tortura mentale e fisica, al fine di far desistere i cristiani dal continuare a praticare la propria fede.

L’alto livello di monitoraggio attuato dal governo, attraverso il controllo delle telefonate, la rete internet rallentata e le persone incaricate di spiare i propri vicini di casa, ha portato l’Eritrea, nazione alla posizione n.6 della World Watch List di Porte Aperte, a ottenere il triste titolo di Corea del Nord d’Africa (The Economist, 14 agosto 2018).

*pseudonimo


INCONTRO DI PREGHIERA SEGRETO


Porte Aperte Italia

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