LA MIA DIPENDENZA DA COCAINA STAVA UCCIDENDO I MIEI SOGNI NELLA NFL

LA MIA DIPENDENZA DA COCAINA STAVA UCCIDENDO I MIEI SOGNI NELLA NFL

Immagine: per gentile concessione di Damien Noble

Come ho trovato un potere più grande della polvere bianca che mi aveva reso schiavo.

“Non accostare la polvere al naso”, dissi mentre mi guardavo allo specchio. Non farlo!”.

Ma immediatamente ho visto la mia immagine scomparire dallo specchio mentre mi chinavo e ne prendevo un’altra dose dal tavolo. Le sostanze chimiche della cocaina si intrecciavano nel mio corpo mentre combattevano contro i sensi di colpa della mia coscienza. Avrei voluto urlare a me stesso: “Cosa stai facendo?”.

La realtà, tragica, della mia dipendenza era che minacciava tutto ciò per cui avevo lavorato. Ero un difensore che giocava per i San Diego Chargers e vivevo la vita che avevo sempre desiderato.

Ero partito quasi dal nulla per entrare in campionato.

Ma non mi sono mai scoraggiato. Sapevo che sarei arrivato alla NFL (National Football League -lega nazionale americana di football-) in un modo o nell’altro.

 Il mio allenatore fece stampare un volantino di presentazione e lo inviava a tutte le squadre della NFL ogni settimana, invitando i loro scout a venire per guardarmi giocare. Nessuno si è mai presentato, ma non mi importava. La loro mancanza di interesse mi ha motivato a lavorare di più.

Sotto pressione

Dopo il mio ultimo anno di liceo, cinque squadre hanno accettato di guardare alcuni dei miei video.

Ho ricevuto una telefonata dal Los Angeles Rams, e mi dissero di essere rimasti colpiti. “Se per te va bene”, mi disse l’allenatore, “ti porteremo nelle prossime partite di allenamento, se sei ancora disponibile” (I Rams mi avevano ingaggiato, come promesso, ma poi sono comunque stato tagliato fuori.)

Come un novellino che arrivava al campo di addestramento, ero sbalordito da tutti i giocatori veterani, alcuni dei quali avevo guardato giocare per anni.

Non dimenticherò mai il giorno in cui sono entrato in una stanza d’albergo durante una festa a cui partecipavano diversi giocatori: subito, si è creata una situazione che era quasi impossibile da controllare. La pressione per andare d’accordo, per adattarsi, è stata travolgente. Quindi quando i ragazzi tirarono fuori la cocaina e la fecero passare, sapevo che c’era una decisione da prendere: partecipare o essere lasciato fuori.

Tutti partecipavano e anche se sapevo che era sbagliato, ho pensato che non sarebbe stato così male visto che anche questi ragazzi di successo lo stavano facendo. Chi potrebbe biasimarli se ogni tanto si rilassano vista la pressione a cui sono sottoposti dal lavoro? Finché capita solo una volta ogni tanto è ok.

Ma ovviamente non fu così.

La cocaina che ho consumato quella notte ha portato risvolti tali da esserne completamente soggiogato. Ben presto, ero completamente sotto il suo controllo.

Ero in vetta al mondo dello sport, un membro di uno dei club più esclusivi della terra, giocavo ogni domenica in TV e beneficiavo di un bel contratto (guadagnavo più soldi, di quanto non avessi mai fatto prima) eppure, ogni volta che ne avevo l’opportunità, mi recavo nei quartieri più squallidi della città e spendevo tanti soldi in quel veleno.

All’epoca c’erano diversi ragazzi nella squadra che erano cristiani e condividevano spesso la loro fede in Gesù. Un ragazzo, in particolare, era decisamente zelante, dandomi la sensazione che il calcio della NFL fosse più il suo campo di missione che la sua professione.

Un giorno, su un volo di ritorno da una partita, mi stavo facendo strada lungo il corridoio dal bagno quando mi è venuto incontro. Sapeva cosa avevo fatto lì dentro. Mi fissò e poi mi chiese: “Se tu dovessi morire oggi, andresti in paradiso? Sai Gesù vuole il tuo cuore. Che cosa hai intenzione di fare a riguardo?”.

Mi spaventò.

Una notte, uno dei miei compagni di squadra mi accompagnò ad una festa dove sapevamo ci fosse droga; ad un certo punto sono andato in bagno, dove ho incontrato uno scheletro raggrinzito vestito con una canotta bianca sporca intento a drogarsi.

Aveva dato la sua vita alla droga e questo lo stava uccidendo. L’ho guardato dall’alto in basso. In realtà provavo pena per lui, finché non mi sono guardato allo specchio. Dio mi disse: qual è la differenza tra te e lui?

Fui preso da spavento.

Ma nonostante la paura, sono entrato in un’altra stanza da solo e ho assunto una dose di cocaina. Sentivo di aver toccato il fondo.

O almeno così pensavo.

Ho iniziato a supplicarmi di non farlo più. Stavo buttando via il mio sogno, la migliore opportunità in cui avessi mai potuto sperare.

Ma non importa quanto intensamente supplicassi l’uomo allo specchio, non riuscivo proprio a smettere.

Era come se la programmazione dei miei neuroni fosse già stata impostata e io navigassi col pilota automatico. “Solo per oggi”, diceva una voce dal lato oscuro della mia anima. “Solo un’altra festa. Presto smetterai. Ma per ora, ho solo bisogno di un’altra dose”.

Dio o niente

Un fine settimana, arrivò il momento della verità. Iniziai ad abbuffarmi di cocaina fin dalla sera, e quando sono arrivate le 5 del mattino, non ero ancora andato a dormire.

Ho sentito l’oppressione della droga sulla mia vita in un modo nuovo.

Ero incatenato dal mio stesso vizio e assolutamente impotente contro di esso: ero conscio che probabilmente mi avrebbe ucciso.

Se qualcosa poteva liberarmi, doveva essere più potente della mia dipendenza.

In quel momento ricordai ciò che i miei compagni di squadra cristiani mi avevano testimoniato sul potere di Gesù. E così, in ginocchio, ho chiesto a Gesù di liberarmi. Chi altro avrebbe potuto farlo?

In tutto quel tempo avevo cercato di convincermi che avrei potuto gestire tutto da solo. Ma in realtà mi ero arreso. Non avevo più soluzioni su come uscire da quel baratro. O DIO O NIENTE.

Quando mi rialzai, tutto era diverso. MI SEMBRAVA DI ESSERE STATO SCAGIONATO DA UN’ORRENDA PRIGIONE E TUTTO IL DESIDERIO DI ASSUMERE DROGA SVANÌ.

Per grazia di Dio, da quel momento in poi, non feci mai più uso droghe.

Ogni giorno da allora è stata una testimonianza della fedeltà di Dio.

La mia storia di uomo incatenato che viene liberato ha significato per le persone più di quanto avrei mai potuto immaginare.

Ho raccontato quella storia in tutto il mondo, durante evangelizzazioni e nelle carceri, negli ospedali, nei rodei ecc. E ho conosciuto migliaia di persone che credono in Cristo.

Alla fine, posso affermare che la mia esistenza è stata davvero concepita per qualcosa di buono.

Io pensavo che fosse il calcio. Ma quello era solo un tassello del piano di Dio per potermi usare per la Sua gloria.

Tratto da: christianitytoday.com

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