
CHI DIMORA IN ME, E IO IN LUI, PORTA MOLTO FRUTTO
Giovanni 15:1-8.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da sé stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Io sono la vite, voi i tralci” (v.5).
Com’è bello questo versetto! Che poesia le parole di Gesù, ma anche quale immediatezza immaginativa.
I tralci traggono il proprio nutrimento dalla vite, crescono, germogliano, fioriscono e producono frutto. “Rimanete in me e io in voi” (v. 4). Se vogliamo fiorire, essere rigogliosi, dobbiamo restare con Gesù, nutrirci della Sua Parola, perché “Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (v. 5).
“Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca” (v. 6).
Un fiore reciso, per quanto possa essere bello e colorato, perde presto vigore e rinsecchisce.
Senza Gesù ci viene a mancare la linfa vitale che scorre dalla vite al tralcio.
Se nel nostro cuore non c’è Gesù, se nelle nostre orecchie non risuona la Sua Parola… siamo come ramoscelli seccati dal sole e portati via dal vento. “Poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano” (v. 6). Un tralcio secco non serve a nulla… i contadini lo gettano nel fuoco. E noi non vogliamo seccare vero? No! Non vogliamo essere potati, ma desideriamo rimanere sempre verdi! Crescere abbondantemente e portare frutto!
L’amore del Padre è la fonte.
Attraverso le radici, il Padre ci nutre con la sua linfa d’amore.
Passa per Gesù, la vite, ed arriva fino all’ultima delle foglioline.
Rimanete in me ed io in voi. “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto” (v. 7). Se “rimarremo” in Lui, se la Sua Parola rimarrà in noi, se avremo gli stessi sentimenti di Gesù, allora potremo chiedere al Padre ogni cosa. E sarà fatta.
Eh… mi sembra di sentire i commenti di qualcuno di voi: “…ma come?!
Io chiedo sempre questo e quest’altro… e non lo ottengo mai!”. Per ottenere quello che desideriamo, dobbiamo “rimanere in Gesù”, che significa: pensare come Lui, amare come Lui, desiderare ciò che desidera Lui (il meglio per noi… sempre!).
Sant’Agostino scriveva: “Che altro possono volere, rimanendo nel Salvatore, se non ciò che è orientato alla salvezza?” Una cosa infatti vogliamo in quanto siamo in Cristo, e altra cosa vogliamo in quanto siamo ancora in questo mondo. Se chiediamo e non otteniamo, vuol dire che quanto chiediamo non si concilia con il suo restare in noi e non è conforme alle sue parole che dimorano in noi, ma ci viene suggerito dalle brame e dalla debolezza della carne, la quale non è certo in lui, e nella quale non dimorano le sue parole”.
E allora la riflessione di oggi è: io dimoro in Gesù, permetto all’amore del Padre di riversarsi tramite lui dentro di me. Ascolto e medito la Sua Parola, così che ogni cosa che chiedo nella preghiera sia orientata alla salvezza di coloro che aprono il cuore alla verità.
Con amore sincero vostro in Lui, pastore Michele Strazzeri.