ANDARE OLTRE LA DIFFICOLTÀ

ANDARE OLTRE LA DIFFICOLTÀ

Giobbe 1:18-22

18 Quello parlava ancora, quando ne giunse un altro a dire: ‘I tuoi figliuoli e le tue figliuole mangiavano e bevevano del vino in casa del loro fratello maggiore; 19 ed ecco che un gran vento, venuto dall’altra parte del deserto, ha investito i quattro canti della casa, ch’è caduta sui giovani; ed essi sono morti; e io solo son potuto scampare per venire a dirtelo’. 20 Allora Giobbe si alzò e si stracciò il mantello e si rase il capo e si prostrò a terra e adorò e disse: 21 ‘Nudo sono uscito dal seno di mia madre, e nudo tornerò in seno della terra; l’Eterno ha dato, l’Eterno ha tolto; sia benedetto il nome dell’Eterno’. 22 In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di mal fatto.

Questo è un periodo in cui, non solo nella mia vita ma anche in quella di molti credenti, si presentano situazioni che “gridano” l’assenza di Dio, problemi che persistono da molto tempo, difficoltà che si sommano ad altre esistenti…. e il Cielo sembra “sigillato”.

Il passo con cui Dio ci vuole parlare è molto conosciuto e diciamoci la verità, poco piace quando pensiamo che tutto questo possa riguardare la nostra vita.

Ma quanto abbiamo letto parla molto di più di una prova, di dolori che “trafiggono” la nostra anima, questo passo ci comunica di una visione molto più grande di noi, ci ricorda chi siamo, ci risveglia a vivere la nostra missione, e ci INSEGNA che Dio non sbaglia MAI e che è sempre la “nostra parte.

La visione più grande di noi: spesso dimentichiamo la vera natura di tutto, dimentichiamo che quello che vediamo materialmente è utilizzato dal diavolo per ingannare, e che esiste una verità che non è sempre visibile ma C’È.

Giobbe vede soltanto tutto quello che gli sta capitando:

  1. I suoi beni sottratti e i suoi servitori uccisi (v.15)
  2. Quello parlava ancora, quando ne giunse un altro a dire: ‘Il fuoco di Dio è caduto dal cielo, ha colpito le pecore e i servitori, e li ha divorati; e io solo son potuto scampare per venire a dirtelo’ (v.16)
  3. Quello parlava ancora, quando ne giunse un altro a dire: ‘I Caldei hanno formato tre bande, si son gettati sui cammelli e li han portati via; hanno passato a fil di spada i servitori (v.17)
  4. Quello parlava ancora, quando ne giunse un altro a dire: ‘I tuoi figliuoli e le tue figliuole mangiavano e bevevano del vino in casa del loro fratello maggiore; ed ecco che un gran vento, venuto dall’altra parte del deserto, ha investito i quattro canti della casa, ch’è caduta sui giovani; ed essi sono morti (v18,19)

Notizie dolorose e devastanti che si accavallano con sempre maggiore gravità

Cosa pensare? Come reagire? Come affrontare tutto questo?

La nostra natura umana ci porta inevitabilmente a:

  • Sentirci soli
  • Chiederci dove sia Dio
  • Perché Egli stia permettendo tutto questo

E potremmo continuare ancora per molto la nostra lista.

Nei momenti di difficoltà, SOLO una VERA RELAZIONE CON DIO ci può consentire ci affrontare quanto si presenta davanti a noi, guardando nella “giusta direzione”.

Giobbe non sa e non può comprendere il perché di tutto questo, lui teme Dio, è “integro”, Lo ama e vive secondo la Sua Parola, quello che gli sta accadendo ha “una visione più grande di lui”.

Come affronta questa “cascata” di notizie devastanti?

Giobbe si alzò e si stracciò il mantello e si rase il capo e si prostrò a terra e adorò

C’è qualcosa che Dio ha insegnato a me e mia moglie molti anni fa proprio quando la prova è lì che si scaglia con tutta la “sua forza”: prendersi pochi minuti per lo scoraggiamento (stracciò il mantello e si rase il capo) ma molto, molto tempo per ADORARE DIO.

Questo è proprio quello che fa Giobbe: non dà spazio alla sua mente, lui è consapevole che non è in condizione di comprendere tutto quello che sta accadendo in quel momento, ma una cosa sa e cioè che Dio va sempre ADORATO e si comporta di conseguenza.

Vorrei che tenessi presente quello che lo Spirito Santo ha ricordato alla mia vita: quando noi adoriamo Dio nella prova, spezziamo le catene spirituali che ci vogliono non solo legare, ma anche trascinare sempre più nell’abisso della disperazione che precede la separazione con Dio.

E nello spezzare le “catene” facciamo sì che Dio operi e apra quelle porte che la prova e la difficoltà ci hanno chiuso. (Atti 16:25,26)

La Sua Parola ci insegna che Giobbe è un uomo che ha una VERA relazione con Dio, che VIVE fidandosi, anche davanti al dolore della perdita dei suoi figli, per quanto il suo cuore sia lacerato nella sua profondità, la sua fede resta lì posta ai piedi del Padre.

Ma Dio qui, attraverso Giobbe, ci ricorda la MISSIONE che ogni credente ha davanti a sé.

‘NUDO SONO USCITO DAL SENO DI MIA MADRE, E NUDO TORNERÒ IN SENO DELLA TERRA (v.21)

Mentre quello che delle volte Dio permette rientra in una “visione più grande di noi”, Dio ci ricorda qualcosa che già sappiamo, e che Giobbe, nel momento difficilissimo che sta attraversando, ricorda a sé stesso: tutto quello che sussiste su questa terra dalla nostra personale esistenza a tutto quello che ci circonda è solo un “soffio fugace” proiettato nell’eternità che Dio ha preparato per noi.

È qui che dobbiamo avere sempre presente che noi abbiamo una MISSIONE che non è quella di avere “radici” su questa terra ma che siamo STRUMENTI nelle Sue mani e che ogni cosa che Dio permette HA SEMPRE UN FINE GLORIOSO.

Satana pensava di piegare la fede di Giobbe, credeva che toccando tutto quello che DI PIÙ CARO avesse, lui avrebbe abbandonato la sua certezza in Dio.

E qui riceviamo un grande INSEGNAMENTO:

L’ETERNO HA DATO, L’ETERNO HA TOLTO; SIA BENEDETTO IL NOME DELL’ETERNO .

Ecco che il problema, la prova, la difficoltà viene SCONFITTA nella certezza che fa scaturire la PROCLAMAZIONE, che a sua volta genera la VITTORIA nel benedire IN OGNI TEMPO il Nome di Dio e, mentre il diavolo si aspettava che Giobbe ritenesse Dio “responsabile e colpevole” di tutti quei drammatici e dolorosi eventi, lui proclama:

IN TUTTO QUESTO GIOBBE NON PECCÒ E NON ATTRIBUÌ A DIO NULLA DI MAL FATTO.

Ti voglio lasciare alcuni versi che Dio mi ha dato al termine di questa meditazione:

Luca 21:12,13

“vi metteranno le mani addosso e vi perseguiteranno, dandovi in man delle sinagoghe e mettendovi in prigione, traendovi dinanzi a re e governatori, a cagion del mio nome. MA CIÒ VI DARÀ OCCASIONE DI RENDER TESTIMONIANZA”.

Come a Giobbe, che testimoniò al nemico della sua anima che la sua fede in Dio non era messa in discussione, anche a noi viene chiesto di RENDERE TESTIMONIANZA, reale concreta, attraverso le nostre vite.

Dopo tutto questo Dio ci dice che:

Salmo 40:1-3

Io ho pazientemente aspettato l’Eterno,

ed egli s’è inclinato a me ed ha ascoltato il mio grido.

Egli m’ha tratto fuori da una fossa di perdizione,

dal pantano fangoso;

ha fatto posare i miei piedi sulla roccia,

ed ha stabilito i miei passi.

Egli ha messo nella mia bocca un nuovo cantico

a lode del nostro Dio.

Molti vedranno questo e temeranno

e confideranno nell’Eterno.

Con Lui nella “barca” non siamo MAI soli, fidiamoci e impariamo ad aspettare i Suoi tempi e la Sua benedizione scenderà, copiosa ed abbondante, più di ieri.

I commenti sono chiusi.
Se sei interessato ad un articolo controlla che non ci sia il PDF a fine pagina, se no contattaci. Lo Staff Grazie