IL FIGLIO DELLA VEDOVA DI NAIN

IL FIGLIO DELLA VEDOVA DI NAIN

Luca 7: 11-17

7:11   Poco dopo egli si avviò verso una città chiamata Nain, e i suoi discepoli e una gran folla andavano con lui.

7:12   Quando fu vicino alla porta della città, ecco che si portava alla sepoltura un morto, figlio unico di sua madre, che era vedova; e molta gente della città era con lei.

7:13   Il Signore, vedutala, ebbe pietà di lei e le disse: “Non piangere!”

7:14   E, avvicinatosi, toccò la bara; i portatori si fermarono, ed egli disse: “Ragazzo, io tel dico, lèvati!”

7:15   Il morto si alzò e si mise seduto, e cominciò a parlare. E Gesú lo restituí a sua madre.

7:16   Tutti furono presi da timore, e glorificavano Dio, dicendo: “Un grande profeta è sorto tra di noi”; e: “Dio ha visitato il suo popolo”.

7:17   E questo dire intorno a Gesú si divulgò per tutta la Giudea e per tutto il paese intorno.

Da questo passo della Parola di Dio si evince in modo profondo e commuovente l’infinito amore di Dio verso la sua creatura e il Suo occhio vigile e attento.

Salmo 121: 3-4

Egli non permetterà che il tuo piè vacilli; colui che ti protegge non sonnecchierà.

Ecco, colui che protegge Israele non sonnecchierà né dormirà.

 

Al versetto 12 troviamo la narrazione di quello che si presenta agli occhi di Gesù.

Quel contesto ci mostra un quadro dove il dolore emerge in molteplici aspetti; infatti al dolore della morte si aggiunge il dolore della solitudine, dell’avversità della vita e il senso di vuoto insieme all’incognita per il futuro.

La Parola di Dio ci dice che questa donna prima di perdere il figlio aveva perso il marito (era vedova).

Già su questo punto dovremmo soffermaci un attimo: in quei tempi non esisteva la pensione, sostegni sociali, e per tanto, il marito era non solo compagno di vita, ma anche sostegno della famiglia, e dopo lui venivano i figli.

Qui la Parola ci dice che questa donna, in quel momento non ha più nulla e anche il suo unico figlio muore, la “vita” le porta un’altra lacerazione al cuore in e il dramma va oltre: le viene tolto anche il suo unico sostenimento.

Se ci fermiamo già a questi punti e facciamo una prima riflessione, quale espressione oggi useremmo? “povera donna tutte a lei capitano” “le disgrazie non finiscono mai” e chi sa quante ne potremmo aggiungere.

Cosa stava provando questa donna? Questo non c’è dato di saperlo, ma possiamo intuirne il dolore.

Quante volte nella nostra vita, tragici eventi si sono susseguiti, portando dolore, disperazione, stanchezza … 

E quante volte abbiamo pensato:

“Dio dove sei? Non vedi? Mi hai abbandonato?

Quante volte come Pietro durante la difficoltà abbiamo posto il nostro sguardo alla tempesta, invece che a Cristo?

Certo è facile dichiarare la fede quanto tutto è “bonaccia”, ma la nostra vita diviene una vita in Cristo proprio nella tempesta, nel problema, nel dolore.

Li non vi è posto più per semplici affermazioni verbali, ma in quelle circostanze la mano di Dio si stende in modo tangibile se abbiamo fede in Lui.

Ricordiamoci delle parole di Gesù al centurione:

(Matteo 8:10 ….  Io vi dico in verità che in nessuno, in Israele, ho trovato cotanta fede.)

C’è un cantico che riporta le parole del Signore. “Fede muove le montagne” e senza la fede non possiamo piacere a Lui

Ebrei 11:6

Or senza fede è impossibile piacergli;

poiché chi s’accosta a Dio deve credere ch’Egli è,

e che è il rimuneratore di quelli che lo cercano.

Molta gente era con lei ….

La Bibbia ci dice anche questo, riflettiamo cosa poteva fare tutta quella gente?

Oltre un abbraccio, una momentanea vicinanza cosa poteva fare?

Se stai attraversando un problema:

Cosa puoi fare?

Cosa puoi ricevere?

Puoi alzare gli occhi verso il cielo

Salmo 121

121:1 Io alzo gli occhi ai monti… Donde mi verrà l’aiuto?

121:2 Il mio aiuto vien dall’Eterno che ha fatto il cielo e la terra.

Salmi 123:1

A te io alzo gli occhi miei o tu che siedi nei cieli!

e lì ricevi la risposta.

Se vedi altri in difficoltà:

Cosa puoi fare? Cosa puoi dare?

Permetti a Dio mediante te di divenire la Sua risposta al loro grido, con la preghiera, con la tua vita, con quello che Dio ti ha donato.

Questa donna ancora non lo sa ma sta per fare una esperienza meravigliosa, che non è solo quella di vedere il suo unico figlio ritornare in vita, ma qualcosa di più grande, vedere la sua vita essere al centro dell’amore di Dio.

Sta per ricevere la Sua consolazione

Il Signore, vedutala, ebbe pietà di lei e le disse: “Non piangere!”

Stai vivendo un momento difficile?  Una serie di avvenimenti negativi si sono susseguiti? Il dolore si ripresenta nella tua vita in vari aspetti? Oggi l’amorevole voce di Gesù ti sta dicendo “Non piangere!”

Se le varie problematiche che si sono susseguite, e che ancora oggi sono lì ti vogliono indurre a credere che Dio ti abbia abbandonato/a, che non sia attento alla tua vita, sappi che è solo una menzogna del diavolo, Gesù sta dicendoti “Non piangere!”.

Ma il Signore Gesù non si ferma solo ad affermare di non piangere, ma va oltre tocca la bara: Dio non è un dio di parole Egli è Colui che ha creato il cielo e la terra, e che ancora in questo momento vuole toccare il tuo problema, con la Sua mano Onnipotente, e vuole fare quello che impossibile agli uomini, come ha fatto con quella donna.

Molta gente era accanto a lei ma nessuno poteva né placare il suo dolore, né tanto meno ridare la vita a suo figlio .

Matteo 19:26

E Gesù, riguardatili fisso, disse loro: Agli uomini questo è impossibile; ma a Dio ogni cosa è possibile.

Gesù fece molto di più espose sé stesso, toccando la barra.

Per la legge sacerdotale chi toccava un morto era impuro, ma Gesù ha dimostrato che Egli è Dio che ciò che è impuro lo fa divenire puro.

Levitico 21:11

Non si avvicinerà ad alcun cadavere; non si renderà impuro neppure per suo padre e per sua madre.

Numeri 19:11

 chi avrà toccato il cadavere di una persona umana sarà impuro sette giorni.

Ancora oggi la nostra vita può ricevere da Lui liberazione spirituale e materiale, nulla come abbiamo visto gli è impossibile, sta solo a noi lasciare che Lui possa trovare la fede, che è il “passe-partout” affinché Egli abbia piena libertà nella nostra vita.

E, avvicinatosi, toccò la bara; i portatori si fermarono, ed egli disse: “Ragazzo, io te lo dico, lèvati!”

Davanti a Gesù tutto gli è sottoposto, i portatori si fermano (il problema si ferma), e qui vi è più che un’espressione, vi è un volere univoco: “io te lo dico levati”. Nel “io te lo dico” vi è una affermazione della Sua volontà, della Sua autorità, della Sua Onnipotenza.

“Apri” la tua fede, permetti a Dio in questo momento di dire al tuo problema, alla tua vita “io te lo dico”, permettiGli come fece con la tempesta (Matteo 8:26) di “acquietare” il tuo problema, lascia che la Sua attenzione e il Suo amore agiscano potentemente in te, vivi in modo tangibile la realtà di Dio.

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