PORTE APERTE “EGITTO: È UN MIRACOLO CHE SARA SIA ANCORA VIVA”

PORTE APERTE “EGITTO: È UN MIRACOLO CHE SARA SIA ANCORA VIVA”

NELLA FOTO: Sara*, cristiana egiziana aggredita perché senza velo

Mia figlia! È a casa da sola! Cosa le accadrà se non torno più?”. Questa la preoccupazione di Sara* (nella foto) poco prima di svenire. Sara non avrebbe mai pensato che camminare per strada senza indossare il velo le avrebbe procurato una simile aggressione: “Sporca cristiana!” le ha urlato l’uomo mentre la colpiva.

Una donna senza velo

La strada che Sara attraversava per recarsi al mercato era sempre molto trafficata e ben illuminata. Lei sapeva di essere in vista, poiché nella zona in cui vive non indossare il velo ti identifica subito come una donna cristiana. Questo però non aveva rappresentato mai un problema, almeno non fino a quel momento.

Come spesso faceva quando usciva di casa, mentre camminava Sara trascorreva del tempo pregando silenziosamente. Improvvisamente, ha sentito qualcosa di appuntito trafiggerle il corpo, le gambe hanno iniziato a tremare e alla fine si è accasciata a terra.

“Subito non ho sentito dolore”, ha detto, “ho visto però che stavo sanguinando, così ho iniziato a pulirmi con la sciarpa”.

Impunità

Il suo assalitore, vestito con gli abiti bianchi tipici dei musulmani salafiti estremisti, ha continuato a inveirle contro. Nonostante la folla si fosse radunata intorno a Sara, l’uomo non sentiva il bisogno di fuggire. Forse sapeva che quello che aveva fatto sarebbe rimasto impunito o che le conseguenze della sua azione sarebbero state minime.

“L’aggressore non è stato ritenuto responsabile delle sue azioni”, ha aggiunto poi Sara, “e questo mi preoccupa. E se la prossima volta fosse mia figlia ad essere aggredita?”

È un miracolo che Sara sia viva oggi. Le foto delle sue ferite lo testimoniano: Dio l’ha letteralmente salvata dalla morte.

Il perdono

Oggi, Sara e sua figlia hanno ancora paura. Il trauma dell’aggressione ha lasciato in loro segni indelebili. Nonostante questo, lei non è arrabbiata con chi l’ha colpita, lo ha perdonato e prega regolarmente per lui: “Spero che Dio tocchi il suo cuore”, ha detto.

“Sara, quale è stato il principale cambiamento nella tua vita dopo l’aggressione?”, le abbiamo chiesto. “La mia relazione con il Signore!”, è stata la sua risposta. Il suo volto si illumina quando parla di Gesù.

“Provo un senso di pace profonda, una relazione intima d’amore. Se qualcuno è disposto a uccidermi per la mia fede, allora il mio Dio deve essere davvero grande!”, ha concluso.

Nonostante il governo egiziano parli positivamente della comunità cristiana locale, la mancanza di una seria applicazione della legge e la riluttanza delle autorità nel proteggere i cristiani la rende vulnerabile a tutti i tipi di attacchi, soprattutto nell’Alto Egitto. Il Paese si trova alla posizione numero 16 della nostra World Watch List.

*pseudonimo

Porte Aperte Italia

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