PORTE APERTE “YEMEN COVID-19 E SPERANZA IN GESÙ”
NELLA FOTO: Donna yemenita
Sin dalla conferma del primo caso di covid-19 in Yemen, lo scorso 10 aprile, le Nazioni Unite (ONU) e le organizzazioni umanitarie operanti nel Paese hanno sostenuto che, senza l’identificazione e un adeguato trattamento e isolamento delle persone infette, la diffusione del virus avrebbe avuto un impatto catastrofico per lo Yemen. Pare tuttavia impossibile attuare tali misure, mentre il conflitto armato infuria nei punti caldi del Paese e il sistema sanitario, secondo l’ONU, è al collasso. Una semplice visita in qualsiasi ospedale o centro sanitario locale mostra chiaramente una grave carenza o la totale mancanza di farmaci, di attrezzature mediche, di ventilatori e persino dei posti letto necessari. I cittadini yemeniti temono gli scenari più terrificanti, come l’infezione di metà della popolazione e la morte di oltre 40.000 persone.
“C’è molta ansia e frustrazione nel mio quartiere e tra i miei amici”, ha detto Shoki, un cristiano che vive nel nord del Paese. “Molti sono spaventati, parlano del tragico modo in cui una persona contagiata possa morire e della sofferenza che questo provoca alle famiglie. Ho però anche notato come i cristiani siano una benedizione, portando speranza e incoraggiamento, pregando e seguendo attentamente le misure di prevenzione al contagio”.
Oltre alle risorse economiche molto limitate, che non permettono alla popolazione di ricevere cure mediche adeguate, capita che le persone scelgano di non effettuare esami per il timore dello stigma sociale che deriva dall’essere positivi al virus, rivolgendosi ai medici quando ormai è troppo tardi o morendo nel silenzio delle proprie case senza cure. Gli esperti locali hanno sottolineato come il numero complessivo di decessi da covid-19 registrati fino ad ora potrebbe non riflettere la realtà.
Nel mezzo del caos, i cristiani delle zone più colpite riferiscono che la tristezza e la paura si stanno trasformando in forza trainante, per pregare e incoraggiarsi reciprocamente nel seguire le norme sulla prevenzione: “Preghiamo l’uno per l’altro affinché il Signore Gesù ci liberi da questa pandemia”, ha detto una credente locale. “Questa emergenza ci ha avvicinati a Dio e ci ha unito come Chiesa. Stiamo cercando di trascorrere più tempo con i nostri figli, insegnando loro le verità della Bibbia, pregando insieme e intercedendo per la salvezza del nostro popolo”.
Senza le risorse minime necessarie, molte strutture mediche si rifiutano di ricoverare i casi sospetti di coronavirus. Un cristiano locale ha condiviso di aver “perso due membri della famiglia nelle ultime due settimane a causa di malattie non diagnosticate e con difficoltà respiratorie. Nel frattempo, alcuni dei miei vicini sono stati cacciati dall’ospedale dopo aver iniziato a soffrire di gravi problemi respiratori. Hanno vagato da un ospedale all’altro ma sono stati allontanati ripetutamente perché presentavano sintomi coerenti con il coronavirus. Alla fine sono tornati a casa senza cure”.
La mancanza di consapevolezza dell’importanza delle misure di protezione personale, come ad esempio il distanziamento sociale, sta contribuendo alla rapida diffusione del virus in Yemen, per questo i cristiani locali stanno cercando di trasmettere le buone pratiche di prevenzione a chi li circonda.
Tra le conseguenze del covid-19 lo Yemen affronta una seria crisi economica, già devastata da cinque anni di guerra, con l’aumento dei prezzi del cibo, delle mascherine, e dei prodotti per l’igiene. Nonostante le difficoltà, i cristiani di tutto il Paese affermano di avere fiducia in Dio, facendo del loro meglio per seguire le misure raccomandate e rallentare la diffusione del virus.
“Nonostante le difficili condizioni, sentiamo che il Signore Gesù è con noi”, ha detto una credente locale. “Dover rimanere a casa è un’occasione preziosa per pregare e avvicinarsi a Dio, per gustare l’affetto della Sua mano tesa verso i Suoi figli”.
Sebbene i cristiani dello Yemen si trovino ad affrontare le stesse difficoltà del resto della popolazione, essi desiderano essere di benedizione per la loro Nazione. Invitiamo quindi a continuare a pregare con i cristiani yemeniti, per la condizione del Paese e per la vita fisica e spirituale di chi lo popola.
Emergenza Covid-19:
Pacchi viveri e beni di prima necessità
Il coronavirus è un’emergenza globale, ma per milioni di cristiani essa si aggiunge alla persecuzione!
In Occidente siamo tutti in quarantena e isolamento, ma in luoghi come la Corea del Nord, la Somalia, l’Afghanistan questa pandemia globale cade su credenti nascosti in una situazione già di estrema vulnerabilità. E sta peggiorando. Ma questa emergenza va ben oltre i credenti nascosti in questi paesi.
I cristiani in Asia, Medio Oriente e in Africa stanno distribuendo tutto ciò che hanno per aiutare durante la crisi e hanno un disperato bisogno di più risorse per sopravvivere.
In molti paesi i cristiani hanno accesso solo a lavori giornalieri, i primi a saltare in tempi di obblighi di restare a casa e ciò significa: NO LAVORO = NO CIBO
Con un dono di 35 euro puoi fornire pacchi viveri, medicine, coperte e sostegno di prima necessità a perseguitati in varie regioni.