NIGERIA: DONNA CRISTIANA DETENUTA DA PIÙ DI UN ANNO SENZA PROCESSO, RISCHIA FINO A TRE ANNI DI CARCERE

NIGERIA: DONNA CRISTIANA DETENUTA DA PIÙ DI UN ANNO SENZA PROCESSO, RISCHIA FINO A TRE ANNI DI CARCERE

NELLA FOTO: donne cristiane e musulmane nello Stato di Bauchi

Rhoda Jatau, un’operatrice sanitaria dello Stato di Bauchi, nel nord della Nigeria, è stata arrestata il 20 maggio del 2022 dopo aver inviato ai colleghi un messaggio WhatsApp definito “blasfemo”.

Il suo contenuto condannava l’uccisione di Deborah Samuel, giovane studentessa cristiana lapidata e bruciata viva da un gruppo di studenti musulmani della sua stessa scuola.

Jatau è stata prelevata dalla polizia dalla sua casa di Katanga, nell’area di Warji, prima che potesse finire in mano alla folla in preda alla rabbia.

Non trovandola, gli aggressori hanno preso di mira i cristiani del quartiere, ferendo almeno 10 persone e danneggiando le loro proprietà. La famiglia di Jatau è stata costretta a fuggire dalla propria casa e ora vive altrove.

Nel dicembre 2022 le accuse: “Disturbo intenzionale della pace pubblica con l’invio di contenuti blasfemi verso il Profeta Maometto e incitamento al disordine, provocando la distruzione di molti negozi e di case nell’area del governo locale di Warji nello Stato di Bauchi”. Tali accuse prevedono una condanna fino a tre anni di carcere e/o il pagamento di una multa.

L’udienza è prevista giorno 27 novembre, dopo 18 mesi di reclusione. Secondo quanto riferito dal suo avvocato Joshua Nasara, durante tutto questo periodo sono state negate diverse richieste di liberazione su cauzione, a motivo del rischio di ulteriori disordini.

Cultura dell’impunità

“Rhoda Jatau ha legittimamente esercitato il suo diritto alla libertà di espressione e alla libertà di religione o credo. Lo ha fatto in modo pacifico”, ha detto John Samuel, esperto legale di Porte Aperte/Open Doors per l’Africa subsahariana. “È inaccettabile che venga perseguita per aver semplicemente condiviso un contenuto che condanna quanto fatto a Deborah, mentre non è stato preso alcun provvedimento nei confronti di coloro coinvolti nella violenza dopo la divulgazione del presunto messaggio ‘blasfemo’ su WhatsApp. Né sono stati presi provvedimenti verso chi ha tolto la vita a Deborah”.

I cristiani, minoranza nel nord della Nigeria, affrontano continue discriminazioni e un alto livello di pressione a motivo della loro fede, comprese accuse occasionali di blasfemia contrarie alla Costituzione nigeriana e agli standard internazionali sui diritti umani.


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