PORTE APERTE “UN RISCHIO CHE VALE LA PENA CORRERE”

PORTE APERTE “UN RISCHIO CHE VALE LA PENA CORRERE”

Rajesh* serve i cristiani perseguitati in India da più di 12 anni, mettendo in pericolo la vita sua e della sua famiglia per dare sostegno, formazione e cura spirituale ai cristiani aggrediti, picchiati ed emarginati a causa della fede in Gesù.

Rajesh è pieno di gioia quando lo incontriamo. Siamo in una piccola casa abbandonata, in un luogo remoto. È necessario che sia così, per preservare la sicurezza sua e dei suoi collaboratori.

Un piccolo geco si arrampica sul soffitto e fuori si sentono gli uccelli cantare.

Il pavimento è grigio e la vernice rovinata sulle pareti mostra strati color bianco, crema e rosa.

Il sole penetra da una piccola finestra su un lato e illumina parte del viso sorridente di Rajesh.

Lui è cresciuto in una famiglia cristiana del luogo, ma è stato dopo aver vissuto un’adolescenza incentrata su sé stesso che a una conferenza per giovani ha incontrato Gesù e dato la sua vita a Lui. “È avvenuto in modo miracoloso”, racconta, “Ad un tratto il predicatore mi ha chiamato: ‘Rajesh, il Signore ti chiama. Indossi una camicia rossa. Vieni avanti’.

Non potevo scappare. Quando sono andato da lui e ha pregato per me ho percepito la presenza di Dio. Mi sono messo a piangere e in quel luogo ho dedicato la mia vita a Lui. Non sono stato io ad andare a Dio, è stato Dio che mi ha chiamato a sé!”.  

Da quel momento in avanti una domanda ha riempito le preghiere di Rajesh: “Signore, come vuoi che la mia vita sia una benedizione per gli altri?”. Ci sono voluti 10 anni perché questa richiesta trovasse risposta: un invito coraggioso a servire la Chiesa perseguitata in India.

La prima volta che ha fatto visita a un pastore picchiato per la sua fede in un villaggio sperduto, gli abitanti hanno ricoperto completamente la sua auto di paan, del tabacco da masticare di colore rosso tipico di quelle zone.

L’auto di Rajesh ricoperta dagli abitanti del villaggio con il paan, tabacco da masticare tipico dell’India di colore rosso.

L’auto di Rajesh ricoperta dagli abitanti del villaggio con il paan, tabacco da masticare tipico dell’India di colore rosso.Poi, mentre lui e il suo collaboratore erano sulla via di ritorno, una ventina di giovani in motocicletta li ha seguiti per circa 10 Km. “Signore, ti prego, sii con noi” è stata la sua preghiera in quei concitati momenti.

Da quel giorno Rajesh ha fatto del suo meglio per rafforzare la Chiesa perseguitata in India. “La vita cristiana qui è una vita di rischio”, ci ha detto, “Il tipo di persecuzione che i cristiani affrontano è spesso fisica e violenta fino ad arrivare anche alla morte”.

Negli ultimi anni lui stesso dice di aver visto crescere le aggressioni alle giovani ragazze e alle donne per dare una lezione al padre o al pastore della chiesa. Anche i bambini non sono al sicuro.

Nel corso degli anni Rajesh ha incontrato famiglie che hanno perso i loro cari, pastori che sono stati picchiati o a cui hanno bruciato l’edificio della chiesa, famiglie che sono state cacciate dai loro villaggi e cristiani che sono stati falsamente accusati o imprigionati a motivo della loro fede in Gesù.

“Ogni avvenimento persecutorio serve a rafforzare la Chiesa”, ha detto Rajesh. “La persecuzione non è qualcosa di nuovo per i cristiani in India: la stanno affrontando e stanno crescendo…

Attraverso la persecuzione Dio sta facendo crescere la Sua Chiesa.

Pregate specialmente per piccole comunità domestiche nelle zone più isolate, facilmente vittime degli attacchi”.

Ciò che motiva Rajesh a proseguire è il suo profondo amore per Gesù: “È solo una gioia servire la Chiesa perseguitata, perché servendo la Chiesa perseguitata servo il Signore”, ha aggiunto infine, mentre un contagioso sorriso si diffondeva sul suo volto.

Al termine del nostro speciale incontro Rajesh decide di cantare una canzone che lui definisce speciale e molto significativa per il popolo Hindi.

Così alza la testa verso il soffitto e con la sua voce riempie quella piccola casa abbandonata: Ho deciso di seguire Gesù, Non torno indietro, non torno indietro. Anche se nessuno viene con me, io lo seguirò comunque, Non torno indietro, non torno indietro.

Se ami il Signore e vivi per Lui il rischio c’è sempre. Ma Dio ci sostiene, Lui è sempre presente e ci incoraggia”. Sono state queste le ultime parole di Rajesh mentre ci lasciava per tornare al servizio dei perseguitati.

Visitare i perseguitati e pregare con loro può essere rischioso, ma è fondamentale.

Molti dei credenti che Rajesh incontra sono estremamente isolati e potrebbero distare chilometri da altri cristiani. È molto facile per loro sentirsi soli.

Ma i partner locali di Porte Aperte come Rajesh ricordano loro che non sono soli o dimenticati e che hanno una famiglia spirituale che è al loro fianco. Grazie quindi per rendere possibile questo lavoro attraverso il vostro sostegno.

*Pseudonimo
Porte Aperte Italia
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